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bastaparole

scritture per cose che sentono, allucinazioni ed elaborazioni concettuali

Andantino – Giorgio Caproni

Posted on 29/09/2010 - 09/04/2019 by rivye

Così di rado l’ho visto
E, sempre, così di sfuggita.
Una volta, o m’è parso,
Fu in uno dei più bui
Cantoni d’un bar, al porto.

Ma ero io, era lui?

C’era un fumo. Una folla.
A stento, potei scorgerne il volto
Fisso sulla sua birra svogliata.
Teneva la mano posata
Sul tavolo, e piano
Piano batteva le dita
Sul marmo – quelle sue dita
Più lunghe, pareva, e più magre
di tutta la sua intera vita.

Provai a chiamarlo. Alzai
Anche un braccio.
Ma il chiasso.
La radio così alta
Cercai,
A urtoni, d’aprirmi un passo
Tra la calca, ma lui
(od ero io?) lui
già s’era alzato: sparito,
senza che io lo avessi incrociato.

Mi misi, muto, a sedere
Al suo posto, e – vuoto –
Guardai a lungo il bicchiere
Sporcato ancora di schiuma:
Le bollicine che ad una
Ad una (come nella mia mente
Le idee) esplodevano
Finendo – vuote – in niente.

Giorgio Caproni

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Io mi porto questo verde alle labbra – Osip Mandelstam

Posted on 12/09/2010 - 09/04/2019 by rivye

Io mi porto questo verde alle labbra
questo vischioso giurare di foglie –
questa terra che è spergiura: madre
di bucaneve, aceri, quercioli.

Mi piego alle umili radici, e guarda
come divento insieme cieco e forte;
non fa dono, il risonante parco
di una sontuosità eccessiva agli occhi?

E – palline di mercurio- le rane
con le voci s’agglomerano a palla;
i nudi stecchi si mutano in rami
e in lattea finzione il vapore dell’aria

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Argumentum e silentio – Paul Celan

Posted on 22/08/2010 - 09/04/2019 by rivye

(Per René Char)

Messa alla catena
tra oro e oblio:
la notte.
Entrambi la presero.
Entrambi lasciò fare.

Metti, ora
metti anche tu, là, ciò che
vuole albeggiare tra i giorni:
la parola sorvolata di stelle,
sommersa di mare.

A ciascuno la parola.
A ciascuno la parola che gli cantava,
quando la muta l’aggredì alle spalle –
A ciascuno la parola che gli cantava e impietriva.

A lei, alla notte,
la sorvolata di stelle, la sommersa di mare,
a lei la sorta dal silenzio,
cui il sangue non coagulò, quando il dente
del veleno trafisse le sillabe.

A lei la parola sorta dal silenzio.

Contro le altre che, tra poco,
sputtanate dall’orecchio dell’aguzzino,
anche su tempo e tempi s’arrampicano,
testimonia infine,
infine, quando risuonano solo catene,
testimonia di lei, che sta là
tra oro e oblio,
affratellata a entrambi, da sempre –

Ma di’
dove mai albeggia, se non in lei,
che nel bacino delle sue lacrime
mostra ancora una volte le messi
a soli che s’immergono?

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Nella sala di meditazione – Lin Chi

Posted on 15/07/2010 - 09/04/2019 by rivye
1.

Il Consigliere Wang, governatore della provincia, visitando il monastero in compagnia dai suoi funzionari, chiese a Lin-chi di pronunciare un discorso. Il Maestro prese il suo posto nella sala di meditazione e disse:
“Quest’oggi, poiché gli sembra impossibile rifiutare, questo monaco vagabondo che io sono rispetta le buone maniere e prende posto nella sala di meditazione. Se dovessi spiegare l’essenza del buddhismo secondo gli insegnamenti dell’antica scuola, non potrei neppure aprire la bocca, e voi non avreste dove poggiare i piedi. Ma poiché quest’oggi il Consigliere mi ha pregato di parlare, perché dovrei nascondergli gli insegnamenti della nostra scuola? Bene: c’è dunque qualche generale coraggioso che vuol schierare le sue armate e dispiegare le sue bandiere qui davanti a me? Lasciamo che si metta alla prova davanti a tutti noi!”

Un monaco chiese: “Qual è il principio fondamentale del buddhismo?”
Il Maestro lanciò un urlo.
Il monaco si inchinò profondamente.
Il Maestro disse: “È un piacere chiacchierare con questo monaco!”

Un monaco chiese: “Maestro, quale musica suonate? Insomma, di quale scuola seguite l’insegnamento?”
Il Maestro disse: “Quando ero con Huang-po, il mio maestro, gli posi per tre volte una certa domanda, e per tre volte lui mi colpì”.
Il monaco stava per rispondere. Il Maestro lanciò un urlo e subito dopo colpì il monaco, dicendo: “Non puoi piantare un chiodo nel cielo”.

Un monaco di grande cultura disse: “L’insieme delle scritture trasmesse dalla tradizione spiega con sufficiente chiarezza la natura di buddha, non è così?”
Il Maestro disse: “L’erba dei prati non è mai stata vangata: eppure cresce benissimo”.
Il monaco di grande cultura disse: “Di sicuro il Buddha non potrebbe ingannare nessuno!”
“Dov’è il Buddha?”, chiese il Maestro.
Il monaco di grande cultura non trovò la risposta.
Il Maestro disse: “Pensavi di farmi fare la parte dello scemo di fronte al Consigliere? Fatti da parte! Stai facendo perdere tempo agli altri”.

Il Maestro riprese a parlare: “Questa nostra riunione si occupa dell’essenza del buddhismo. Ci sono altri che vogliono porre domande? Presto, fatevi avanti e chiedete! Ma non appena aprite bocca, siete già fuori strada.
“Perché? Come dovreste sapere, il Buddha ha detto che ‘il Dharma è separato dalle parole e dagli scritti, non è soggetto a nessuna causa né dipende da alcuna condizione’.
“È perché non avete abbastanza fiducia che oggi vi ritrovate impigliati in una rete di parole. Ma temo a questo punto di infastidire il Consigliere e i suoi funzionari, e di trattenerli dal realizzare la loro natura di buddha. È meglio che mi ritiri”.
Il Maestro lanciò un urlo e poi disse: “Se la radice della fiducia è debole, questo mondo non ha mai fine. Grazie per essere rimasti in piedi così a lungo”.

Lin Chi

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A piedi nudi, i capelli scarmigliati – Bai Yuchan

Posted on 22/06/2010 - 09/04/2019 by rivye

A piedi nudi, i capelli scarmigliati e una veste sbrindellata,

con l’aria di un idiota vado in giro a ubriacarmi e intono poesie.

Quando mi aggiro per il mercato, non c’è nessuno che mi riconosca.

Sono il bambino del Grande Imperatore del Paradiso Orientale.

 

Bai Yuchan

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Nel libro dell’Imperatore Giallo – Liezi

Posted on 21/12/2009 - 09/04/2019 by rivye

Nel libro dell’Imperatore Giallo si legge: ‘Lo Spirito della Valle non muore, è ciò che si chiama la Femmina Misteriosa. La porta della Femmina Misteriosa è ciò che si chiama la radice del Cielo e della Terra. E’ più sottile di un filo ma ha, per così dire, un’esistenza; la sua azione mai si esaurisce’. Pertanto, ciò che fa nascere le cose non nasce, ciò che fa trasformare le cose non si trasforma.
 
    Liezi

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Dobbiamo prendere alla lettera quello che ci insegna la visione – Maurice Merleau-Ponty

Posted on 06/12/2009 - 09/04/2019 by rivye

Dobbiamo prendere alla lettera quello che ci insegna la visione: che per suo mezzo tocchiamo il sole, le stelle, che siamo contemporaneamente ovunque, accanto alle cose lontane come a quelle vicine, e che perfino la nostra facoltà di immaginarci altrove […] di mirare liberamente a esseri reali, dovunque essi si trovino, attinge anch’essa alla visione, riutilizza mezzi che ci vengono da essa. Unicamente la visione ci insegna che esseri differenti, ‘esterni’, estranei l’uno all’altro sono tuttavia assolutamente insieme, ci insegna cioè la ‘simultaneità’ – mistero che gli psicologi maneggiano come un bambino tratterebbe degli esplosivi.
 
    Maurice Merleau-Ponty

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Sotto la luna un festino solitario – Li Po

Posted on 06/11/2009 - 09/04/2019 by rivye

Seduto lì tra i fiori, con la brocca di vino,
festino solitario, privo di amici intimi,
elevo il mio boccale e invito il chiar di luna.
Insieme all’ombra, poi, saremo in tre,
giacché la luna non si negherà al bere.
E mentre l’ombra seguirà il mio corpo,
intanto, al fianco suo, io scorterò la luna.
La via della gaiezza termina a primavera;
mentre la luna ondeggia, al mio canto, qua e là.
Ed ha un sussulto l’ombra, fremendo, alla mia danza.
Da sobri, noi viviamo di una gioia comune;
quando poi, nell’ebbrezza, ciascuno si disperde.
Noi tre, per sempre uniti, vagando senza affetti,
infine, in lontananza, saremo alla Via Lattea.
    Li Po

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Incarnazioni del caos agiscono come spie, sabotatori, criminali dell’amour fou – Hakim Bey

Posted on 27/10/2009 - 09/04/2019 by rivye

Incarnazioni del caos agiscono come spie, sabotatori, criminali dell’amour fou, né egoisti, né altruisti, accessibili come bambini, educati come barbari, bruciati da ossessioni, disoccupati, sensualmente deragliati, lupiangeli, specchi per contemplazione, occhi come fiori, pirati di tutti i segni e significati. […]
L’ultimo atto possibile è quello che definisce la percezione stessa, un invisibile cavo dorato che ci connette: balli illegali nei corridoi del tribunale. Se ti baciassi qui lo chiamerebbero un atto di terrorismo – perciò portiamoci le pistole a letto e svegliamo la città a mezzanotte come banditi ubriachi, celebrando con una raffica il messaggio del sapore del caos.
 
    Hakim Bey

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A proposito di società gerarchiche – Humberto Maturana

Posted on 15/10/2009 - 09/04/2019 by rivye

Credere che il corso spontaneo della trasformazione della società come unità biologica possa portare a un sistema non oppressivo che non neghi l’individuo è, biologicamente, un’illusione. Un simile sistema sociale non può essere che il prodotto della creatività umana, ottenuto trovando il significato dell’individuo nel fatto che il sistema sociale che gli individui, associandosi, costituiscono è organizzato in un sistema allopoietico non gerarchico, concepito in maniera da rendere la loro vita umanamente desiderabile. Ma è possibile? Continue reading “A proposito di società gerarchiche – Humberto Maturana” →

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