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La rivoluzione politica in un corpo vivo

Posted on 05/03/2019 - 05/07/2019 by rivye

La rivolta nell’epoca tecnopatriarcale

“Grazie di essere venuti così numerosi, vi amo, siamo un’assemblea costituente rivoluzionaria. Se siamo insieme possiamo creare nuove alleanze”.

Esordisce così Paul B. Preciado. E immediatamente la platea di almeno 300 persone risponde con un applauso entusiasta.

Per l’occasione si è radunato qui il meglio della (contro)cultura queer e femminista milanese, e sono rappresentate almeno un paio di generazioni. A un primo sguardo, di maschi etero in sala ce ne sono pochi, quasi tutti al fianco delle proprie signore. C’è davvero del lavoro da fare.

L’incontro è attesissimo, c’è tensione e impazienza e quel guardarsi intorno, molto milanese, diffidente e un po’ vanesio. Ma c’è anche una certa allegria, in fondo Preciado è molto amato e questo è il suo pubblico.

L’appuntamento con il filosofo queer – svoltosi il I marzo – è stato il nome di punta della tre giorni annuale che il PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano – dedica a temi attuali e che quest’anno si è intitolato PERFORMING PAC deGENERE.

Disidentificazione, è questa la parola chiave su cui si articola tutto il discorso di Preciado; un insieme torrenziale, provocatorio e fecondo di riflessioni e idee snocciolate per quasi due ore. Bisogna abbandonare il lavoro sulle identità, perché l’identità separa mentre solo la disidentificazione può creare le basi per unire.

Prima di tutto – dice – invece di parlare di diversità o identità di genere, è necessario parlare di minoranze sessuali e minoranze oppresse. “Perché il discorso sull’identità di genere appartiene al capitalismo neo-liberale”. E la nozione di genere è “una nozione medica, che nasce negli anni ‘40 e ‘50 del novecento e viene ripresa dalle femminista degli anni ‘70. Un concetto che ha a che fare con la tecnologia che si applica sui neonati (principalmente su quelli intersex)”.

Quello che propone è una lotta che sia un’unione trasversale di corpi, una lotta somato-politica.

Per il filosofo queer, in questi ultimi anni stiamo assistendo a un momento particolarmente violento di reazione da parte del potere e del patriarcato. C’è pessimismo perché questo è un contesto di contro-riforma globale. Ma quello che si deve capire è che questo impulso reazionario è dovuto alla forza del movimento rivoluzionario somato-politico.

La tensione che si sta vivendo esiste per il particolare rapporto tra mezzi di produzione e mezzi di riproduzione. “Attualmente la creazione di valore riguarda più che mai i mezzi di riproduzione, oggi il corpo occupa il posto che occupava una volta la fabbrica”. Per questo il pensatore spagnolo usa il termine foucaultiano somato-politica.

Chiedersi cosa stia succedendo è la domanda più difficile cui rispondere, ma fondamentale per organizzare la lotta.

Tra le prime, Preciado indica la logica della frontiera, i centri per migranti, la connessione elettronica permanente, l’A.I. e gli algoritmi che determinano l’identità sessuale, le app che determinano i ritmi di vita dei corpi, le stampanti 3d che creano organi, etc. Per ognuna di queste cose bisogna valutare le possibili conseguenze. Per questo, sostiene che siamo di fronte a un cambio di paradigma enorme, simile a quello avvenuto nel XV secolo con i caratteri mobili ma più forte. Una delle domande più importanti però è: ‘cosa vuol dire avere un corpo vivo?’

I poveri, gli abietti, i malati, le minoranze, le soggettività queer, e trans, etc, sono le soggettività da cui bisogna cominciare a pensare. Intendendo il corpo come ‘archivio politico vivo’.

“Parlo di tecnologie oppressive del genere perché la performance del genere è solo una delle tecnologie del genere, non l’unica. Non si può ridurre solo alla performance ma ha che fare con i corpi vivi”.

Per il pensatore transfemminista la distruzione della vita sul pianeta è conseguenza della supremazia di un tipo di corpo su tutti gli altri, “il corpo del padre necropolitico. E il potere che esercita è quello di dare la morte”.

Per questo un momento fondamentale della lotta che auspica, di quello che chiama “il primo movimento anti-necropolitico”, è un processo radicale di disidentificazione del corpo mascolino e della sua tecnica della violenza.

Per farlo dobbiamo essere in grado di rimettere in discussione idee e concetti che ci arrivano dal XIX e dal XX secolo, perché i progressi tecno-scientifici stanno rimettendo in discussione molte cose. Tra cui l’eterosessualità, “per come la conosciamo e per come si inventa come nozione di normalità è la storia di un incontro, un amore impossibile, tra il padre necropolitico e la madre biopolitica. Praticamente un incontro tra alien e robocop. E cosa può nascere da un incontro tanto meraviglioso se non un figlio cibernetico?”

“Ma con la pillola avviene che si separa per la prima volta sessualità e riproduzione e questo mina alla base il concetto tradizionale di eterosessualità. Perché se non c’è relazione stretta tra sessualità e riproduzione non c’è eterosessualità”.

Paul B. Preciado chiude l’intervento con l’invito a organizzare una lotta trasversale, un’alleanza che parta dalla disidentificazione per mettere in crisi il “tecno-patriarcato barocco”.

Lo scroscio di applausi finale è appassionato e soddisfatto. Fuori la maggior parte delle persone si ferma a condividere quanto appena ascoltato. È una mite serata milanese, c’è voglia di stare insieme e di farla finita col potere necropolitico.

Il giorno dopo ci sarà la marcia dei 250.000 contro il razzismo, tra associazioni, ONG, sindacati e partiti le sigle saranno tantissime, alcune degne, altre meno. Dubito che Preciado avesse in mente qualcosa di simile ma questo, al momento, è quello che c’è.

 

Gruppo Ippolita

 

https://ilmanifesto.it/la-rivoluzione-politica-in-un-corpo-vivo/

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