E così, qui dunque viene la gente per vivere; crederei piuttosto che si muoia, qui. Sono uscito. Ho visto: ospedali. Ho visto un uomo che barcollava e cadeva. La gente gli si è raccolta intorno, mi è stato risparmiato il resto. Ho visto una donna gravida. Si spostava faticosamente lungo un muro alto e caldo, e lo tastava ogni tanto, come per accertarsi che ci fosse ancora. Sì, c’era ancora. Dietro? Cercai sulla carta: Maison d’accouchement. Bene. La sgraveranno – lo si può fare. Più avanti, rue Saint-Jacques, un grande edificio a cupola. La carta dice: Val-de-grâce, Hôpital militaire. Non avevo davvero bisogno di saperlo, ma non importa. La strada da tutte le parti cominciava a puzzare. Puzzava, per quanto potevo distinguere, di iodoformio, di unto di pommes frites, di angoscia. D’estate tutte le città puzzano. Poi ho visto una casa stranamente cieca, sulla carta non c’era, ma sopra la porta si riusciva ancora a leggere: Asyle de nuit. Di fianco all’ingresso, i prezzi. Li ho letti. Non era caro.
E poi? un bambino in una carrozzina ferma: era gonfio, un po’ verde, e aveva una vistosa eruzione sulla fronte. Evidentemente stava guarendo e non faceva male. Il bambino dormiva, la bocca era aperta, respirava iodoformio, pommes frites, angoscia. Era così, non ci si poteva far nulla. L’essenziale era vivere. Era questo l’essenziale.
E non posso far a meno di dormire con la finestra aperta. Tram elettrici attraversano a precipizio la mia camera, scampanellando.
Automobili passano su di me. Una porta si chiude di colpo. Da qualche parte un vetro cade tintinnando, sento il riso sonante dei grossi frammenti, quello piccolo e sommesso delle schegge. Poi d’improvviso un rumore sordo, soffocato, dall’altra parte, dentro la casa. Qualcuno sale le scale. S’avvicina, s’avvicina sempre. È qui, è qui a lungo, passa. E di nuovo la strada. Una ragazza strilla: Ah, tais-toi, je ne veux plus! Il tram irrompe in corsa convulsa, qui, via, su tutto. Qualcuno chiama. Gente che corre, si sorpassa. Un cane abbaia. Che sollievo: un cane. Verso il mattino canta anche un gallo, e fa del bene, senza limiti. Poi mi addormento d’improvviso.
Rainer Maria Rilke