Piazzale Archinto, Via Pollaiuolo, Via Porro Lambertenghi, Via della Pergola
Mi riposo un attimo al buio di questi alberi. Davanti a me il bianco e blu di una volante e il verde militare della camionetta dell’esercito. L’elemento mimetico mi affascina e decido di cimentarmi anch’io un esercizio di mimetismo. Il signor poliziotto dopo un po’ si accorge della mia presenza, mi guarda e io, di rimando, lo guardo. Con profondo rispetto, s’intende. Chi è il padrone di casa e chi è l’ospite? Mi guarda e non capisce cosa ci sto a fare seduto da solo su una panchina nel buio. E mi guarda. Allora chiama il suo signor collega ed è a questo punto che mi levo di torno, scarto di lato e sparisco. Evito il contatto. Qualunque tipo di contatto. Meglio soli, con molto rispetto, si capisce. Non cerco compagnia.
Mi mischio alla piccola folla che ingombra il marciapiede, soli non significa isolati. Mi prendo una birra, bevo. Qui si divertono, qualcuno urla, qualcuno ride, tutti che chiacchierano. Un giovane pensa bene di liberarsi la vescica direttamente sulla portiera di una macchina parcheggiata sulla strada, comodo, pratico, forse un po’ esibizionista, qualcosa non quadra. Un tipo si avvicina, mi guarda male e mi dice qualcosa. Non capisco – Come? – Mi vuole vendere del fumo ma è un pessimo venditore. Comincio ad avere i piedi gelati. Meglio cambiare aria.
Dietro l’angolo sferraglia un tram, stridono i freni, un’auto entra in una vetrina, sulle punte.
Dietro l’angolo una signora sui sessanta bacia a ripetizione una croce di ferro sul marciapiede.
Dietro l’angolo tre signorine davanti e tre giovanotti dietro camminano decisi verso il bar, determinati a prendersi da bere.
Dietro l’angolo è in corso un vernissage.
Faccio qualche metro – Niente. Continuo – Ancora niente.
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