Nel libro dell’Imperatore Giallo si legge: ‘Lo Spirito della Valle non muore, è ciò che si chiama la Femmina Misteriosa. La porta della Femmina Misteriosa è ciò che si chiama la radice del Cielo e della Terra. E’ più sottile di un filo ma ha, per così dire, un’esistenza; la sua azione mai si esaurisce’. Pertanto, ciò che fa nascere le cose non nasce, ciò che fa trasformare le cose non si trasforma.
Liezi
Categoria: trasparenze
citazioni, eccitazioni
Dobbiamo prendere alla lettera quello che ci insegna la visione – Maurice Merleau-Ponty
Dobbiamo prendere alla lettera quello che ci insegna la visione: che per suo mezzo tocchiamo il sole, le stelle, che siamo contemporaneamente ovunque, accanto alle cose lontane come a quelle vicine, e che perfino la nostra facoltà di immaginarci altrove […] di mirare liberamente a esseri reali, dovunque essi si trovino, attinge anch’essa alla visione, riutilizza mezzi che ci vengono da essa. Unicamente la visione ci insegna che esseri differenti, ‘esterni’, estranei l’uno all’altro sono tuttavia assolutamente insieme, ci insegna cioè la ‘simultaneità’ – mistero che gli psicologi maneggiano come un bambino tratterebbe degli esplosivi.
Maurice Merleau-Ponty
Sotto la luna un festino solitario – Li Po
Seduto lì tra i fiori, con la brocca di vino,
festino solitario, privo di amici intimi,
elevo il mio boccale e invito il chiar di luna.
Insieme all’ombra, poi, saremo in tre,
giacché la luna non si negherà al bere.
E mentre l’ombra seguirà il mio corpo,
intanto, al fianco suo, io scorterò la luna.
La via della gaiezza termina a primavera;
mentre la luna ondeggia, al mio canto, qua e là.
Ed ha un sussulto l’ombra, fremendo, alla mia danza.
Da sobri, noi viviamo di una gioia comune;
quando poi, nell’ebbrezza, ciascuno si disperde.
Noi tre, per sempre uniti, vagando senza affetti,
infine, in lontananza, saremo alla Via Lattea.
Li Po
Incarnazioni del caos agiscono come spie, sabotatori, criminali dell’amour fou – Hakim Bey
Incarnazioni del caos agiscono come spie, sabotatori, criminali dell’amour fou, né egoisti, né altruisti, accessibili come bambini, educati come barbari, bruciati da ossessioni, disoccupati, sensualmente deragliati, lupiangeli, specchi per contemplazione, occhi come fiori, pirati di tutti i segni e significati. […]
L’ultimo atto possibile è quello che definisce la percezione stessa, un invisibile cavo dorato che ci connette: balli illegali nei corridoi del tribunale. Se ti baciassi qui lo chiamerebbero un atto di terrorismo – perciò portiamoci le pistole a letto e svegliamo la città a mezzanotte come banditi ubriachi, celebrando con una raffica il messaggio del sapore del caos.
Hakim Bey
A proposito di società gerarchiche – Humberto Maturana
Credere che il corso spontaneo della trasformazione della società come unità biologica possa portare a un sistema non oppressivo che non neghi l’individuo è, biologicamente, un’illusione. Un simile sistema sociale non può essere che il prodotto della creatività umana, ottenuto trovando il significato dell’individuo nel fatto che il sistema sociale che gli individui, associandosi, costituiscono è organizzato in un sistema allopoietico non gerarchico, concepito in maniera da rendere la loro vita umanamente desiderabile. Ma è possibile? Continue reading “A proposito di società gerarchiche – Humberto Maturana”
L’opera d’arte – Cornelius Castoriadis
L’opera d’arte fa esistere effettivamente un mondo tutto suo e, nello
stesso tempo […] presentando se stessa presenta l’essere, presenta il
Caos, l’Abisso, il Senza-fondo. Lo presenta senza simbolizzarlo e senza
allegorizzarlo. […] il Caos, in quanto ganglio matriarcale, in quanto
matrice informe/formante di ogni cosa che può essere […].
Cornelius Castoriadis
Azioni fini a se stesse – Murray Bookchin
I movimenti rivoluzionari non possono più trastullarsi irriflessivamente con azioni fini a se stesse. Mai come oggi abbiamo avuto bisogno di approfondimento teorico e di studio, perché l’incultura politica ha raggiunto proporzioni spaventose e l’azione è feticizzata come un fine in sé. E abbiamo anche bisogno di organizzazione, non il caos nichilista dove ogni tipo di struttura è criticata come ‘elitaria’ e ‘centralistica’. La pazienza, il lavoro duro e quotidiano per la costruzione di un movimento, servono assai più che le azioni teatrali di certe primedonne che aspirano a ‘morire’ sulle barricate di una lontana rivoluzione, ma si sentono troppo intelligenti per dedicarsi al tran-tran di diffondere idee e tenere in piedi un’organizzazione.
Murray Bookchin
L’autonomia, l’autogoverno – Cornelius Castoriadis
L’autonomia, l’autogoverno, è il controllo di ciò che si può controllare, la decisione collettiva, lo sganciarsi da un potere del quale non si riconosce più la legittimità, il riconoscere che è la
società stessa che crea le proprie leggi, che sta a noi decidere il da farsi, ma sempre con la consapevolezza che viviamo sul Caos, sull’Abisso, che noi stessi siamo Caos e Abisso e che, pertanto, è un’illusione l’idea di poter padroneggiare alcunché.
Cornelius Castoriadis
Riuscite ad abbracciare l’unità? – Zhuang-zi
Riuscite ad abbracciare l’unità? a non perderla mai? a conoscere il
fausto e il nefasto senza consultare i gusci di tartaruga o i
ramoscelli di achillea? a fermarvi in tempo? a ritirarvi quando è
necessario? a disinteressarvi degli altri per cercare voi stessi? a
conservare libero il vostro spirito?
a restare semplice? a tornare allo stato della prima infanzia?
Il neonato vagisce tutto il giorno senza diventare rauco, così perfetta
è l’armonia della sua costituzione. Per tutto il giorno stringe le mani
senza fare sforzi, perchè partecipa dell’energia primigenia. Per tutto
il giorno guarda senza muovere gli occhi, perchè per lui il mondo
esterno non esiste.
Cammina senza sapere dove va e se ne sta tranquillo senza sapere quello
che fa. Si piega a tutte le cose e ne segue le fluttuazioni.
Zhuang-zi
Pestaggio e sborra – Antonin Artaud
Le parole che utilizziamo mi sono state date e le uso, ma non per farmi capire,
non per finire di vuotarmene, allora perché?
E’ appunto che io non le uso, in realta non faccio altro che tacere e pestare.
Per il resto se parlo è che si fotte se parlo, voglio dire che la fornicazione
universale continua ed essa mi fa dimenticare di non pensare.
La realtà è che non dico niente e non faccio niente, che non uso né parole né
lettere, non uso parole e non uso nemmeno lettere.
Non ho mai fondato, lanciato o seguito un movimento. Sono stato surrealista, è
un fatto, ma credo che dovevo esserlo di fatto, e lo ero di fatto ma non lo ero
quando lanciavo o firmavo manifesti a meno che non fosse per insultare
un papa,
un dalai lama,
un buddha,
un medico,
uno scienziato,
un prete,
uno sbirro,
un poeta,
uno scrittore,
un uomo,
un pedagogo,
un rivoluzionario,
un anarchico,
un cenobita,
un eremita,
un rettore,
uno yoghi,
un occultista.
Quanto ai reazionari, ai fascisti, ai comunisti ora insediati, ai destrorsi e ai
sinistrorsi, non vanno insultati, nemmeno si disgregano, e non si
decompongono come quando si dice: è la natura a farlo, si produce, ma non
basta, e in quasto caso c’è qualcos’altro di più grave da fare.
Allora, allora perché ancora un tuo pezzo, Artaud, e perché non ti sei ancora
tolto di mezzo da quando ti si fa segno di andartene.
"Spazio ai giovani, ai nuovi arrivati, a quelli che non hanno più niente da dire
ma che sono qui.
"Lo spazio puzza".
Il fatto è che appunto non puzza ancora abbastanza per allontanare da me la
critica, o l’attacco, o il giudizio, o l’aggressione di qualsiasi natura.
E che cosa m’importa? In realtà potrebbe non importarmene affatto e potrei
passare oltre ed essere sprezzante ma la disgrazia è che appunto m’importa
qualcosa.
Voglio dire che la zizzania che s’innalza da ogni parte non lascia intatto il mio
corpo, sono colpito come da un varicocele, da una blenoraggia, E QUESTO NON
MI PIACE AFFATTO.
Lo stile mi fa orrore e mi rendo conto che quando scrivo ne faccio sempre, allora
brucio tutti i miei manoscritti e restano solo quelli che mi ricordano una
soffocazione, un ansimare, uno strangolamento in non so quali bassifondi
perché è vero.
Le idee mi fanno orrore, non ci credo più e vorrei che se ne agitassero e che si
dicesse che sono demente: i dementi mordono, vero?
Venga pure il disquisitore, mi dirà: c’è questo, non c’è quello, e le cose sono così
o non sono così, io lo mordo. perchè davvero non credo alle parole né alle idee
agitate dalle parole, e nelle parole,
essere non vuol più dire per me o MENO di non essere, e niente vuol più dire
niente per me, e il silenzio del resto nemmeno e ancora meno.
Non è che io sia né a destra né a sinistra dato che sono ancora meno al centro e
odio assai più l’equilibrio che lo sbandamento, a condizione che sia io a
sbandare, e sbando quando vedo giungere l’invariabile centro.
Perché mi rendo conto che alcuni cominciano a rimproverarmi di essere
sorpassato.
Ho in odio la filosofia, la magia, l’occultismo, l’esoterismo, lo yoga, come ho in
odio l’anatomia, di L’ANATOMIA, la medicina, l’aritmetica, l’algebra, la
trigonometria, il calcolo differenziale e la precessione degli equinozi, e ho anche,
e nessuno probabilmente mi crederà, l’odio intestino della poesia.
Ho ricevuto molte lettere anonime in vita mia. L’ultima, spedita qualche
settimana fa, mi annunciava la spedizione di un vecchio poema che non ho
ricevuto, ma di cui mi dava semplicemente il titolo senza commenti: LA
LAMENTAZIONE DEL VECCHIO ARTAUD ASSASSINATO NELL’ALTRA VITA
E CHE NON TORNERà PIù IN QUESTA.
Per paura forse che io dimentichi che sono tornato e ben tornato.
Un’altra mi rimprovera di scrivere in francese, voglio dire in buon francese, e
di fare anch’io belle frasi. Nessuno mi ha ancora mosso il rimprovero di essere
dialettico o dottrinario dato che non so cosa sia la dialettica. Ma insomma mi è
stato rimproverato di credere anch’io a eminenze verbali, di attribuire un
valore alle frasi ben costruite, ben rivestite, ben ritmate e ben sistemate. "E
questo, mi è stato detto, ci fa ridere, il suo modo di credere nel bel francese. Lei
attacca l’autorità, la società, la religiosità, i riti come se tali parole celassero
ancora fatti o idee. E soprattutto lei crede nelle parole, nelle parole forti che usa.
Nient’altro che il vuoto ha mai avuto senso, lei è pieno di sé e pieno di tutto.
Vada via".
Devo dire che sono io a tradurre tutte queste critiche in lingua applicata, dato
che i giovani che mi hanno parlato così lo hanno sempre e solo fatto da lontano,
e come da un capo all’altro dello spazio, o per posta, e hanno fatto solo gesti
osceni per provarmi che ero fuori strada, perché da vicino sarebbero state
botte. Ma non hanno ancora osato correre questo rischio.
Devo dunque dire che da trent’anni che scrivo non ho trovato ancora del tutto,
non davvero il mio verbo o la mia lingua, ma lo strumento che non ho smesso
di forgiare.
Sentendoni analfabeta illetterato, questo strumento non si appoggerà sulle
lettere o sui segni dell’alfabeto, ci si trova ancora troppo vicini a una
convenzione figurata, e oculare e uditiva.
Chi ha legato il senso, legato il pensiero, e chi ha legato il senso il pensiero, li ha
legati in funzione di un’ideazione preventiva che aveva le sue tavole formali
scritte, le sue tavole di significati percettivi iscritti sulle pareti di un cervello
inverso.
Il fatto è che il cervello umano è solo un doppio che sprigiona per proiezione un
suono per un segno, un senso per un suono, un sentimento per un segno di
essere, un’idea per un movimento, tutto è scritto, vissuto sopra la materia
astrale e le lettere sono solo movimenti che obbligano un po’ più del grande
film a srotolare il proprio spossessarsi. Un carattere è un movimento
sorpassato che viene ancora una volta a proiettare la sborra di un ultimo
fosforo, e fra poco tutte le parole saranno lette, tutte le lettere completamente
esaurite.
E ogni libro scritto sarà letto, e non potrà più dire niente a cervelli
completamente decomposti, dopo essere stati arbitrariamente imposti e
reimposti.
TUTTO CIò VA BENISSIMO MA NON MI SONO MAI PRESTATO A QUESTE
FROTTOLE.
Dato che le lettere sono soltanto il grafismo un po’ ingenuo che poteva
rispondere alla necessità di essere svegliati dal riflesso spettro di un organo
creato per un tempo e condannato fin dalla nascita: IL CERVELLO.
I lobi del cervello non sono infiniti e nemmeno l’ifinito, ma esso dura.
Conosco uno stato fuori dallo spirito, dalla coscienza, dall’essere, e dove non ci
sono più né parole né lettere, ma in cui si entra per grida e per colpi. E non sono
più suoni o sensi a venir fuori, niente parole, ma corpi.
Pestaggio e sborra, nel braciere infernale in cui mai più la questione della
parola si pone né quella dell’idea.
Pestare a morte e sborrare la faccia, sborrare sulla faccia, è l’ultima lingua,
l’ultima musica che io conosca,
e vi giuro che ne vengono fuori corpi e che sono CORPI animati.
ya menin
fra te sha
vazile
la vazile
a te sha menin
e menin menila
ar menila
e inama imen