Finora si è parlato di desiderio astrattamente perché si è isolato un oggetto che si suppone essere l’oggetto del desiderio, e allora si può dire ‘desidero una donna, desidero partire per un viaggio…’ E noi dicevamo (Deleuze e Guattari) una cosa semplice: non si desidera mai veramente qualcuno o qualcosa. Si desidera sempre un ‘insieme’. Continue reading “Desiderio – L’Abécédaire – Gilles Deleuze”
Categoria: programma
più che altro un’aspirazione o un’ispirazione
La condizione interdipendente – Lin Chi
C’è la ‘condizione interdipendente’ chiamata illuminazione, c’è la ‘condizione interdipendente’ del nirvana, c’è la ‘condizione interdipendente’ della liberazione, c’è la ‘condizione interdipendente’ del triplice corpo, c’è la ‘condizione interdipendente’ dell’ambiente oggettivo e della mente soggettiva, c’è la ‘condizione interdipendente’ del bodhisattva, c’è la ‘condizione interdipendente’ della buddhità. Vivete nel mondo del cambiamento interdipendente, cos’è che andate cercando?
Lin Chi lu – Rinzai roku – Raccolta di Lin Chi
A piedi nudi, i capelli scarmigliati – Bai Yuchan
A piedi nudi, i capelli scarmigliati e una veste sbrindellata,
con l’aria di un idiota vado in giro a ubriacarmi e intono poesie.
Quando mi aggiro per il mercato, non c’è nessuno che mi riconosca.
Sono il bambino del Grande Imperatore del Paradiso Orientale.
Bai Yuchan
Dobbiamo prendere alla lettera quello che ci insegna la visione – Maurice Merleau-Ponty
Dobbiamo prendere alla lettera quello che ci insegna la visione: che per suo mezzo tocchiamo il sole, le stelle, che siamo contemporaneamente ovunque, accanto alle cose lontane come a quelle vicine, e che perfino la nostra facoltà di immaginarci altrove […] di mirare liberamente a esseri reali, dovunque essi si trovino, attinge anch’essa alla visione, riutilizza mezzi che ci vengono da essa. Unicamente la visione ci insegna che esseri differenti, ‘esterni’, estranei l’uno all’altro sono tuttavia assolutamente insieme, ci insegna cioè la ‘simultaneità’ – mistero che gli psicologi maneggiano come un bambino tratterebbe degli esplosivi.
Maurice Merleau-Ponty
C’è una rivoluzione sempre da fare – Antonin Artaud
C’è una rivoluzione sempre da fare a condizione che l’uomo non si pensi più rivoluzionario soltanto sul piano sociale, ma creda che debba anche e soprattutto esserlo sul piano fisico, fisiologico, anatomico, funzionale, circolatorio, respiratorio, dinamico e elettrico […].
Antonin Artaud
All’imbrunire, scendo dal monte blu – Li Po
All’imbrunire, scendo dal monte blu,
è la luna, là in cima, che segue il mio ritorno.
Ognitanto mi volto a guardare il sentiero,
le colline sempre verdi ovunque.
La tua casa nei campi, noi due insieme per mano,
e il tuo servo ci apre, discostando i roveti.
Nella via desolata, dentro ai verdi bambù,
rampicanti in azzurro, sui vestiti agitati.
Tra parole gradite e un garbato riposo,
noi godiamo del vino, quello buono commossi.
Intoniamo canzoni delle brezze e dei pini;
alla fine dei suoni stelle rade sul fiume.
Io ho una sbornia… ma tu sembri ancora più gaio!
Nell’ebbrezza di gioia scorderemo noi stessi.
Li Po
trasformazione. azione sociale-politica – Gary Snyder
… è evidente che nel mondo operano determinate forze sociali e religiose che lottano, dal principio della storia umana, per la realizzazione di uno stato di affari ecologicamente e culturalmente
illuminato. Incoraggiamole: gnostici, marxisti hip, cattolici alla teilhard de chardin, druidi, taoisti, biologi, streghe, yogi, bhikku, quaccheri, sufi, tibetani, buddisti zen, sciamani, boscimani, indiani
d’america, polinesiani, anarchici, alchimisti… la lista è lunga. Culture primitive, movimenti degli ashram e delle comuni, esperimenti di cooperative…
Gary Snyder, quattro cambiamenti, 1969.
Prendi il Genji Monogatari ad esempio – Stefan Hyner
Chiunque dovrebbe scrivere poesie!
(così come nell’aria gli uccelli
cacano)
se inviti degli amici a cena
scrivi per loro una poesia
c’è che nasce
è malato vecchio o sta per morire
qualche riga aiuta
scrivi poesie finché il mondo
se ne riempia la pancia
buone? brutte? A chi importa
se il suono s’innalza o sprofonda
è un canto che ci aiuta a procedere
ben oltre la fine…
16/III/2546
Stefan Hyner
Per gli analfabeti – Antonin Artaud
Un ‘anarchia, senza ordine né legge, le leggi e i comandamenti non esistono senza il disordine della realtà, il tempo è la sola legge. Continuerò a disarticolare ogni cosa, nella vita degli universi, perché il tempo sono io.
La rivolta generale degli esseri è stata un sogno che ho osservato come un albero, nel mio angolo, con l’epidermide delle mie mani, e non ero morto né distrutto, ma nel corpo da qualche parte.
Sono una macchina che funziona benissimo e parte al primo colpo e sono gli esseri che, con la dialettica, fanno sorgere falsi problemi per comprendere esplicitamente quello che dico: che la mia testa funziona.
Seguo la mia strada nell’onestà, nel contegno, l’onore, la forza, la brutalità, la crudeltà, l’amore, l’acredine, la collera, l’avarizia, la miseria, la morte, lo stupro, l’infamia, la merda, il sudore, il sangue, l’urina, il dolore.
Non sono l’intelligenza o la coscienza ad aver fatto nascere le cose ma il dolore mistero del mio utero, dei mio ano, della mia enterocolite, che non è un senso, caro signor Freud, ma una massa ottenuta solo soffrendo senza accettare il dolore, senza rivendicarlo, senza imporselo, senza starselo a cercare …
Non c’è scienza, c’è solo il niente, e non la supereranno la loro scienza se credono. Non si può vivere con tutti questi parassiti mentali attorno. Io sono colui che ha voluto rendere inutile il segno della croce.
Il dubbio, l’incostanza, l’ignoranza, l’inconseguenza non costituiscono uno stato alterato, ma il solo stato possibile, non esiste l’essere innato che avrebbe infusa la luce, la luce si fa vivendo, ma la sua natura reale è tenebrosa, non riempie mai lo spirito di consapevolezza, ma della necessità di accatastare il suo essere, di raccoglierlo al centro delle tenebre, affermazione consistente di un essere, di una forma che con la sua misura e i suoi appetiti si affermerà, l’essere, non dio, nessun principio innato.
Io non sono mai andato a dire agli intellettuali: che cosa volete? Neppure li ho mai biasimati, li ho solo scandalizzati con la lingua e i colpi. L’idea che ho di me è che non so nulla e sento sempre qualcosa di diverso in merito a un’idea del dolore e dell’amore che non può non uscirne.
Non ho mai amato l’atmosfera delle case di correzione e non accetto che me la si applichi.
Lo ripeto, a guidarmi non è l’orgoglio letterario dello scrittore che vuole piazzare e veder pubblicato il suo prodotto. Sono i fatti che racconto che voglio che nessuno ignori, i gridi di dolore che lancio e che voglio siano sentiti.
No, io, Antonin Artaud, no e poi ancora no, io, Antonin Artaud, non voglio scrivere se non quando non ho più niente da pensare. Come chi divori il proprio ventre, l’aria dei suo ventre, da dentro.
Sotto la grammatica si nasconde il pensiero che è un obbrobrio più difficile da battere, una vergine molto più renitente, molto più difficile da superare quando lo si prende per un fatto innato. Perché il pensiero è una matrona che non è sempre esistita. E che le parole gonfie della mia vita si gonfino nel vivere dei blabla dello scritto.
Io scrivo per gli analfabeti.
P.S. Bisogna pagare degli ignoranti assoluti con denaro e buone parole per trasportare oppio, e fucilare i soldati, per vestirsi con abiti civili e assassinarli tutti, i soldati.
Liberare l’oppio dell’Afghanistan …
Antonin Artaud