(Per René Char)
Messa alla catena
tra oro e oblio:
la notte.
Entrambi la presero.
Entrambi lasciò fare.
Metti, ora
metti anche tu, là, ciò che
vuole albeggiare tra i giorni:
la parola sorvolata di stelle,
sommersa di mare.
A ciascuno la parola.
A ciascuno la parola che gli cantava,
quando la muta l’aggredì alle spalle –
A ciascuno la parola che gli cantava e impietriva.
A lei, alla notte,
la sorvolata di stelle, la sommersa di mare,
a lei la sorta dal silenzio,
cui il sangue non coagulò, quando il dente
del veleno trafisse le sillabe.
A lei la parola sorta dal silenzio.
Contro le altre che, tra poco,
sputtanate dall’orecchio dell’aguzzino,
anche su tempo e tempi s’arrampicano,
testimonia infine,
infine, quando risuonano solo catene,
testimonia di lei, che sta là
tra oro e oblio,
affratellata a entrambi, da sempre –
Ma di’
dove mai albeggia, se non in lei,
che nel bacino delle sue lacrime
mostra ancora una volte le messi
a soli che s’immergono?