La rivolta nell’epoca tecnopatriarcale
“Grazie di essere venuti così numerosi, vi amo, siamo un’assemblea costituente rivoluzionaria. Se siamo insieme possiamo creare nuove alleanze”.
Esordisce così Paul B. Preciado. E immediatamente la platea di almeno 300 persone risponde con un applauso entusiasta.
Per l’occasione si è radunato qui il meglio della (contro)cultura queer e femminista milanese, e sono rappresentate almeno un paio di generazioni. A un primo sguardo, di maschi etero in sala ce ne sono pochi, quasi tutti al fianco delle proprie signore. C’è davvero del lavoro da fare.
L’incontro è attesissimo, c’è tensione e impazienza e quel guardarsi intorno, molto milanese, diffidente e un po’ vanesio. Ma c’è anche una certa allegria, in fondo Preciado è molto amato e questo è il suo pubblico.
L’appuntamento con il filosofo queer – svoltosi il I marzo – è stato il nome di punta della tre giorni annuale che il PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano – dedica a temi attuali e che quest’anno si è intitolato PERFORMING PAC deGENERE.
Disidentificazione, è questa la parola chiave su cui si articola tutto il discorso di Preciado; un insieme torrenziale, provocatorio e fecondo di riflessioni e idee snocciolate per quasi due ore. Bisogna abbandonare il lavoro sulle identità, perché l’identità separa mentre solo la disidentificazione può creare le basi per unire.
Prima di tutto – dice – invece di parlare di diversità o identità di genere, è necessario parlare di minoranze sessuali e minoranze oppresse. “Perché il discorso sull’identità di genere appartiene al capitalismo neo-liberale”. E la nozione di genere è “una nozione medica, che nasce negli anni ‘40 e ‘50 del novecento e viene ripresa dalle femminista degli anni ‘70. Un concetto che ha a che fare con la tecnologia che si applica sui neonati (principalmente su quelli intersex)”.
Quello che propone è una lotta che sia un’unione trasversale di corpi, una lotta somato-politica.
Per il filosofo queer, in questi ultimi anni stiamo assistendo a un momento particolarmente violento di reazione da parte del potere e del patriarcato. C’è pessimismo perché questo è un contesto di contro-riforma globale. Ma quello che si deve capire è che questo impulso reazionario è dovuto alla forza del movimento rivoluzionario somato-politico.
La tensione che si sta vivendo esiste per il particolare rapporto tra mezzi di produzione e mezzi di riproduzione. “Attualmente la creazione di valore riguarda più che mai i mezzi di riproduzione, oggi il corpo occupa il posto che occupava una volta la fabbrica”. Per questo il pensatore spagnolo usa il termine foucaultiano somato-politica.
Chiedersi cosa stia succedendo è la domanda più difficile cui rispondere, ma fondamentale per organizzare la lotta.
Tra le prime, Preciado indica la logica della frontiera, i centri per migranti, la connessione elettronica permanente, l’A.I. e gli algoritmi che determinano l’identità sessuale, le app che determinano i ritmi di vita dei corpi, le stampanti 3d che creano organi, etc. Per ognuna di queste cose bisogna valutare le possibili conseguenze. Per questo, sostiene che siamo di fronte a un cambio di paradigma enorme, simile a quello avvenuto nel XV secolo con i caratteri mobili ma più forte. Una delle domande più importanti però è: ‘cosa vuol dire avere un corpo vivo?’
I poveri, gli abietti, i malati, le minoranze, le soggettività queer, e trans, etc, sono le soggettività da cui bisogna cominciare a pensare. Intendendo il corpo come ‘archivio politico vivo’.
“Parlo di tecnologie oppressive del genere perché la performance del genere è solo una delle tecnologie del genere, non l’unica. Non si può ridurre solo alla performance ma ha che fare con i corpi vivi”.
Per il pensatore transfemminista la distruzione della vita sul pianeta è conseguenza della supremazia di un tipo di corpo su tutti gli altri, “il corpo del padre necropolitico. E il potere che esercita è quello di dare la morte”.
Per questo un momento fondamentale della lotta che auspica, di quello che chiama “il primo movimento anti-necropolitico”, è un processo radicale di disidentificazione del corpo mascolino e della sua tecnica della violenza.
Per farlo dobbiamo essere in grado di rimettere in discussione idee e concetti che ci arrivano dal XIX e dal XX secolo, perché i progressi tecno-scientifici stanno rimettendo in discussione molte cose. Tra cui l’eterosessualità, “per come la conosciamo e per come si inventa come nozione di normalità è la storia di un incontro, un amore impossibile, tra il padre necropolitico e la madre biopolitica. Praticamente un incontro tra alien e robocop. E cosa può nascere da un incontro tanto meraviglioso se non un figlio cibernetico?”
“Ma con la pillola avviene che si separa per la prima volta sessualità e riproduzione e questo mina alla base il concetto tradizionale di eterosessualità. Perché se non c’è relazione stretta tra sessualità e riproduzione non c’è eterosessualità”.
Paul B. Preciado chiude l’intervento con l’invito a organizzare una lotta trasversale, un’alleanza che parta dalla disidentificazione per mettere in crisi il “tecno-patriarcato barocco”.
Lo scroscio di applausi finale è appassionato e soddisfatto. Fuori la maggior parte delle persone si ferma a condividere quanto appena ascoltato. È una mite serata milanese, c’è voglia di stare insieme e di farla finita col potere necropolitico.
Il giorno dopo ci sarà la marcia dei 250.000 contro il razzismo, tra associazioni, ONG, sindacati e partiti le sigle saranno tantissime, alcune degne, altre meno. Dubito che Preciado avesse in mente qualcosa di simile ma questo, al momento, è quello che c’è.
https://ilmanifesto.it/la-rivoluzione-politica-in-un-corpo-vivo/