I movimenti rivoluzionari non possono più trastullarsi irriflessivamente con azioni fini a se stesse. Mai come oggi abbiamo avuto bisogno di approfondimento teorico e di studio, perché l’incultura politica ha raggiunto proporzioni spaventose e l’azione è feticizzata come un fine in sé. E abbiamo anche bisogno di organizzazione, non il caos nichilista dove ogni tipo di struttura è criticata come ‘elitaria’ e ‘centralistica’. La pazienza, il lavoro duro e quotidiano per la costruzione di un movimento, servono assai più che le azioni teatrali di certe primedonne che aspirano a ‘morire’ sulle barricate di una lontana rivoluzione, ma si sentono troppo intelligenti per dedicarsi al tran-tran di diffondere idee e tenere in piedi un’organizzazione.
Murray Bookchin